Recovery Fund: una buona occasione per semplificare le imposte
Il sistema fiscale italiano è ormai avvitato su se stesso in un intreccio norme e circolari irrazionali che, proprio come richiesto dal quadro normativo e politico europeo, andrebbe semplificato ripartendo da una tabula rasa.
Oggi, infatti, anche quella che appare come un’operazione semplice – il banale acquisto diun box auto – diventa un esempio paradigmatico di ciò che blocca il Paese, affligge i cittadini e sottrae energie e risorse alla pubblica amministrazione.
Paradossalmente, se qualcuno chiedesse a un notaio: “Quanto costa l’atto di acquisto di un box auto, il cui prezzo di mercato è pari a 30.000 euro?”, la risposta sarebbe incredibilmente più complessa che rispondere al quesito: “Quanto costa un atto di fusione internazionale?”.
Il notaio, infatti, dovrà sottoporre l’acquirente del box a un vero e proprio interrogatorio:
- Compra da un privato o da un’impresa?
- Nel primo caso, può destinare il box auto a pertinenza di un’abitazione vicina? (Ma vicina quanto?)
- Nel secondo, il box auto è ultimato o è ancora in costruzione?
- E l’impresa che vende è la costruttrice?
- Se invece sono passati 5anni dalla fine dei lavori, l’impresa venditrice eserciterà l’opzione per l’Iva oppure no?
- E ancora: l’acquirente può beneficiare dell’agevolazione prima casa?
Dalla combinazione delle risposte a questa serie di domande discendono diverse tipologie di imposte applicabili (imposta di registro proporzionale o Iva), di aliquote anche solo per la prima casa(2% se si applica l’imposta di registro, 4% se opera l’Iva), di base imponibile (valore catastale per acquisto da privato di pertinenza, cioè il sistema definito del prezzo/valore, prezzo e/o valore venale in comune commercio), di poteri di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, diimposte minime da pagare, di soggetti a cui pagare da parte dell’acquirente (al notaio l’impostadi registro, ipotecaria e catastale, al venditore l’Iva).
Al contrario, per tornare al paragone con un atto di fusione internazionale, è cosa di pochi istanti determinare il carico fiscale, in termini di imposte indirette, di una fusione con 50 immobili (o conun immobile solo, tanto è uguale): complessivamente tre imposte fisse da 200 euro ciascuna (registro ipotecaria e catastale),un’imposta di bollo da 300 euro e una tassa ipotecaria da 90 euro.
Tutto questo guazzabuglio di imposte per un box, allora, a che cosa serve, o per usare una formula più dotta, cui prodest?
Probabilmente a nessuno: non al cittadino che resta confuso e privo di certezze sui costi dell’acquisto che,qualunque sia la combinazione delle variabili sopra indicate, avverrà sempre per lo stesso prezzo (30.000 euro, abbiamo detto), quindi espressione della medesima capacità contributiva.
Non al venditore che potrà, a monte, subire un ribasso del valore di realizzo a causa di un carico fiscale della vendita più oneroso.
Non al notaio che, a parità di onorario, tenuto conto del valore della pratica, dovrà effettuare una consulenza più complessa e, talora, esser visto dal cliente come la causa di una burocrazia incomprensibile.
E, infine, non all’Agenzia delle Entrate che impiegherà risorse umane ed economiche per controllare che vi fossero realmente i presupposti soggettivi e oggettivi per quella tassazione, magari con differenze di introito per l’erario non significative a fronte di una capacità contributiva identica qualunque combinazione si realizzi.
Da cosa deriva, dunque, quest’autentica giungla? Da interventi normativi stratificatisi nel tempo – senza una visione d’insieme o senza un coordinamento sistematico, bensì frutto spesso di estemporanee esigenze di gettito – e, per molti aspetti, oggi incoerenti con una struttura dello Stato che ha inglobato nell’Agenzia delle Entrate il vecchio Ufficio Tecnico Erariale, cioè il vecchio ufficio del Catasto, e l’Agenzia del Territorio, vale a dire gli uffici dei Registri Immobiliari.
È così complicato fare oggi, come auspicavamo all’inizio, tabula rasa?
No, sarebbe sufficiente:
- prevedere una sola “imposta immobiliare” che sostituisca anche a parità di importi le attuali imposte di registro, ipotecarie, catastali e di bollo (e la tassa ipotecaria nei casi oggi residuali rimasti),
- uniformare le aliquote prima casa riducendo il carico fiscale per gli atti “da costruttori” a soggetti privati,
- estendere il più possibile il sistema del prezzo, cioè, la tassazione sul valore catastale.
In breve ridurre fino all’azzeramento la folle combinazione di caselle da riempire per rispondere alla domanda iniziale “Quanto costa l’atto di acquisto di un box auto, il cui prezzo di mercato è pari a 30.000 euro?”.
Anche questo o, forse, soprattutto questo è un esempio di quella semplificazione che ci si aspetta in Europa nel redigere il nostro Recovery Fund.