Regimi patrimoniali nelle coppie internazionali: dal 29 gennaio spetta alle parti scegliere quale legge applicare
L'Unione Europea ha varato due regolamenti, in vigore da domani, 29 gennaio, in materia di regimi ed effetti patrimoniali dei matrimoni e delle unioni registrate. Una misura che in Italia interessa, ogni anno, oltre 24.000 nuove coppie formate da cittadini europei di diversa nazionalità, le quali d’ora in poi potranno decidere autonomamente quale legge applicare al momento della divisione del patrimonio comune. Federnotai ne parlerà a Torino il prossimo 1° febbraio.
Milano, 28 gennaio 2019 - Secondo i dati Istat più recenti, nel 2015 in Italia il 12,4% delle nozze celebrate tanto con rito religioso quanto con quello civile (oltre 24.000 su 194.377) ha visto l’unione di coniugi di differente nazionalità. Un dato in linea con quanto accade in tutta Europa, dove stando ai dati pubblicati dalla Commissione Europea, nel 2007, il 13,4% dei matrimoni e delle unioni registrate presentava un elemento internazionale.
Attualmente le coppie con elementi di internazionalità nell'UE sono oltre 16 milioni. Numeri importanti che in assenza di una armonizzazione giuridica hanno reso significativi i costi indotti dai procedimenti giudiziari paralleli in Paesi diversi, dalla complessità delle cause e dalle conseguenti spese giudiziali, stimati per l’appunto intorno a 1,1 miliardi di euro l'anno.
La Commissione Europea, attraverso lo strumento della cosiddetta cooperazione rafforzata, ha pertanto promosso due regolamenti – il 1103/2016 e il 1104/2016 –, in vigore in diciotto Stati membri della UE a partire da domani, 29 gennaio 2019, che saranno al centro del convegno organizzato da Federnotai il prossimo 1° febbraio presso il Consiglio Notarile di Torino, intitolato: “I rapporti patrimoniali tra coniugi e nelle unioni registrate nel diritto internazionale privato: i nuovi regolamenti UE 1103/2016 e 1104/2016”.
Questi due nuovi regolamenti superano gli attuali articoli della legge n. 218/95 sul diritto internazionale privato e, per le coppie che si formano a partire dal 29 gennaio 2019, rendono uniforme il trattamento giuridico dei rapporti patrimoniali nei Paesi UE aderenti. Al contempo i due regolamenti riconoscono alle parti libertà della legge applicabile, la cosiddetta 'optio iuris', qualora si preferisca la legge della propria cittadinanza in luogo della legge collegata alla prima residenza abituale della coppia.
L’obiettivo del Legislatore UE è stato quello di armonizzare le diverse norme di diritto internazionale privato dei Paesi membri aderenti alla cooperazione rafforzata, in materia di rapporti di famiglia, così da rimuovere i conflitti tra leggi di vari Stati e le difficoltà che fino a oggi le coppie con elementi di internazionalità hanno incontrato al momento dell’acquisto o rivendita dei propri beni, della divisione del patrimonio comune. L’obiettivo primario dei regolamenti risulta, quindi, garantire alle coppie certezza del diritto attraverso l’unicità e prevedibilità della legge che ne regolerà i rapporti. E ciò a prescindere dalla natura dei beni e della loro localizzazione in uno Stato membro o non membro della UE.
Da un lato si individua un criterio di collegamento uniforme tra vari Stati UE, ma dall’altro si riconosce ampia autonomia ai coniugi e alle parti di un’unione registrata nella scelta della legge applicabile ai loro rapporti patrimoniali, compresi gli effetti che tali rapporti possono produrre nei confronti di terzi (a patto di poter provare che il terzo ne fosse a conoscenza).
Alle parti viene garantita la possibilità di scegliere espressamente una la legge diversa da quella dello Stato di prima residenza abituale di entrambi i coniugi quale quella dello Stato di cittadinanza di uno di essi al momento della conclusione dell’accordo, ad esempio.
Nel caso in cui, invece, i coniugi o le parti dell’unione registrata non effettuino una scelta esplicita, i nuovi regolamenti prevedono che vada applicata la legge dello Stato della prima residenza abituale al momento della conclusione del matrimonio oppure la legge dello Stato in cui l’unione è stata registrata. E tale legge varrà per tutti i paesi UE aderenti ai Regolamenti.
Giovanni Liotta, presidente di Federnotai commenta: «Le nuove regole avranno un impatto notevole sulle famiglie e, di conseguenza, sugli operatori e in particolare sui notai, la cui figura rimane centrale nella visione del Legislatore dell’Unione Europea. I notai europei costituiscono un vero e proprio family office per aiutare le coppie a verificare la necessità di effettuare o meno una scelta di legge per i loro rapporti patrimoniali. Dunque mmeglio pianificare la formazione del patrimonio di famiglia", continua Liotta: "Per tutti i matrimoni e le unioni registrate esistenti alla data del 29 gennaio 2019 varranno ancora le norme precedenti della legge n. 218/1995. L’integrale superamento della legge attuale è stata un’occasione sprecata, frutto dell’opposizione di alcuni Paesi. Per molte coppie rimarrano i problemi che i regolamenti hanno inteso superare”.